Percorriamo un altro tratto della via Francigena e precisamente quello che da San Miniato raggiunge San Gimignano. Anche questo tratto conserva pievi antichissime che, quasi pietre miliari, ne segnano il percorso. Ci soffermiamo su alcune di queste a partire da quella di Coiano, quindi Chianni e, anche se si discosta dal percorso, la raffinata pieve di Cellole . Il tracciato che seguiamo è quello indicato da Sigerico, arcivescovo di Canterbury noto per il resoconto del suo viaggio verso Roma e ritorno compiuto nel 990.
Il fascino che il percorso esercita sul viandante o sul viaggiatore di oggi è quello offerto dalla presenza di spedali, rocche, abbazie e pievi, bagni termali nati dalla necessità che la lunga strada da percorrere richiedeva per accogliere e dare ricovero ai tanti che vi si muovevano in pellegrinaggio verso Roma o verso Gerusalemme cui si affiancarono, in tempi successivi, con l’aumentato transito e per motivi religiosi (Giubileo del 1300) e commerciali (riapertura dei mercati), anche servizi diversi in base alle esigenze dei nuovi percorritori, come magazzini, rimessaggi, stalle.
Il pellegrino medievale, tra il IX e il XIV secolo, indossava una “divisa” che lo contraddistingueva, come vediamo su varie incisioni o disegni, insieme ai simboli che portava sul suo mantello, a seconda della meta del suo pellegrinaggio: la croce o palma, da cui erano detti palmati, se la meta era stata Gerusalemme, le chiavi di san Pietro per i romei che erano andati a Roma e la conchiglia, per i jaquaires che avevano visitato la tomba dell’apostolo Giacomo a Santiago di Compostela. Lo stesso abito con i suoi accessori assommava a simbolo del viaggio di fede: una tunica corta sopra il ginocchio e stretta in vita con sopra una pellegrina, il mantello che ne deriva il nome, un cappuccio o un cappello tondo con le falde ampie fermato da un sottogola, l’immancabile bastone dal manico ricurvo, detto bordone con il significato, dal latino tardo, di mulo, usato metaforicamente, e la leggera bisaccia.
Contrariamente a quanto con la mentalità odierna si possa presupporre, la via Francigena non era l’unica strada, la più veloce, ma era costituita da un fascio di strade che dalla direttrice si diramavano in più direzioni, permettendo di raggiungere, anche per vie diverse a seconda delle condizioni delle medesime, i principali centri abitati o i luoghi di ricovero e assistenza: nel percorso di cui ci interesseremo, che si snoda prevalentemente in Valdelsa lungo i crinali delle colline del Chianti senese, erano rappresentati dalla pieve di San Pietro e Paolo a Coiano e dalla pieve di Santa Maria Assunta a Chianni; delle 79 tappe documentate da Sigerico, sette sono quelle in Valdelsa, indicate con il numero XX Sce (abbreviazione di Sancte) Maria Glan (pieve di Chianni) e XXI Sce Petre Currant (pieve di Coiano).
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